Marko Kraljevic, Figlio di Vukascin

Da una saga serba del XIV secolo tradotta e riletta da Aldo C. Marturano (C) 2005
Giammai, sin dai tempi quando l'universo è stato creato dalle mani del Signore Dio nostro, non s'era mai vista una bellezza così meravigliosa come quella di Rosanda, la sorella del voivoda Leka di Prisren! Possa la sua bellezza non esserle mai di danno! Né Turchi né Cristiani avevano mai contemplato qualcosa di talmente perfetto come lei. Una musulmana dal colore vagamente un po' più scuro della pelle, una graziosa valacca o una donna latina dalle forme snelle non potevano esser paragonate a Rosanda. Fino all'età di quindici anni la vergine era stata educata in una riservatezza estrema. Una torre era la sua dimora e di lì non usciva né di giorno né di notte.

Nel frattempo la fama della sua bellezza era giunta fino alla bianca fortezza di Prilip dove abitava Marko Kraljevic'. Questo giovane principe si beava quando gli facevano le lodi di questa ragazza e pensava che sarebbe stata una compagna degna di lui. Anche Leka avrebbe dovuto essere un buon cognato. Ecco! Avrebbero bevuto insieme un buon vino generoso e si sarebbero fatti degli accordi leali affinché Rosanda diventasse sua sposa! Marko chiama allora sua sorella e le dice: "Sali sugli appartamenti al piano superiore e tirami fuori dall'antica cassapanca il mio vestito più bello. Oggi stesso vado a Prisren per chiedere la mano della sorella di Leka e, se mi metto d'accordo con il voivoda, porterò la bella Rosanda qui da me e così potrò anche pensare alla tua sistemazione."

La sorella di Marko sale di corsa ai piani superiori e ridiscende con un costume sontuoso. Il nostro eroe si veste con quei drappi preziosi e con quel ricco velluto. Si pone sulla testa il tocco dal quale ciondola la celenka che gli cade sulla fronte. Si allaccia le scarpe eleganti. Cinge sul fianco la sua spada siriana damaschinata con la lama dorata di prezzo inestimabile. In quello stesso tempo gli scudieri gli portano il cavallo riccamente sellato e coperto d'una lunga gualdrappa sventolante ornata dalla pelliccia di una lince. Il bell'animale già nitrisce e freme mordendo con impazienza il morso d'acciaio. Al momento di partire Marko chiama i suoi servitori. I garzoni gli portano due misure di un vino sceltissimo, una per il loro padrone e l'altra per Sciaraz, il suo nobile cavallo, il quale sicuramente riscaldato dal dolce liquore possa tenersi più saldo sotto il nostro guerriero che già lancia fiamme dai suoi occhi eccitati.

Così addobbato Marko si lancia attraverso le campagne di Prilip. Nella sua corsa velocissima vede fuggire dietro di sé le valli e le montagne della Serbia e subito dopo arriva alla Piana del Merlo (Kosovo Pole). Ma non prosegue per Mitroviza. Prende la via che porta alla casa di Milosc', suo fratello adottivo. Il voivoda lo ha visto da lontano dall'alto delle torri scintillanti del suo castello e immediatamente chiama i servitori: "Correte ad aprire le porte, dice loro, e correte incontro a Marko Kraljevic' per accoglierlo col rispetto che gli è dovuto. Nessuno di voi tocchi però il suo mantello e ancora meno la sua sciabola perché sapete com'è fatto Marko, un tale ardire non resterebbe impunito. Forse è venuto da me perché adirato con me o eccitato dal vino e il suo cavallo potrebbe travolgervi. Solo quando avrà passato la soglia e mi avrà salutato con un bacio, allora prendetevi cura del cavallo mentre io lo condurrò nelle mie stanze." Così dice Milosc' e così fanno i servitori ubbidienti.

Marko tuttavia senza badare troppo a loro continua la sua corsa al galoppo nella corte e si ferma solo davanti al suo amico. Dopo averlo abbracciato e baciato con grande affetto, Milosc' si appresta a condurre Marko nella sala grande del castello, ma costui si rifiuta di seguirlo e gli dice: "Non c'è tempo oggi di essere tuo ospite. Tu conosci sicuramente Leka di Prisren. Sai anche che la gente dice che abbia una sorella la cui beltà è unica. Si dice che neppure una Vila della foresta può vantarsi di assomigliarle. Come tu sai la gente ci vede come guerrieri indomiti e celebri fra tutti gli altri, ma al contrario di molti non abbiamo ancora una famiglia perché non ci siamo ancora scelti una sposa. Altri che valgono meno di noi sono già capifamiglia e forse ridono di noi. Inoltre, come sai, noi abbiamo ancora un altro fratello adottivo: Relia che abita presso il torrente Rasc'ka. I nostri legami con lui sono troppo stretti come la nostra amicizia. Perciò indossa il tuo costume della festa, munisciti di qualche argento prezioso e di un anello d'oro per la vergine e andiamo a prendere con noi Relia. Porterà lo stendardo d'aquila affinché Leka ci scorga e ci riconosca da lontano. La bella Rosanda potrà scegliere meglio fra noi tre. Uno di noi si fidanzerà con lei e gli altri gli faranno da testimoni di nozze e da padrini per i figli."

Milosc' è d'accordo per la proposta e con entusiasmo si affretta a vestirsi in modo adeguato e magnifico. La sua celenka dondola sul berretto di martora e un triplo giro di galloni scintillanti brillano sul giustacuore mentre sulle spalle ha gettato un mantello che già potrebbe valere trenta borse d'oro. Quando è pronto, ecco che i servi gli consegnano il destriero di nome Kranikh. Nell'attesa Marko si è fatto servire due misure di vino e insieme al suo cavallo le hanno vuotate d'un solo fiato. Il vestito ha esaltato la bellezza di Milosc': le sue spalle si sono ingrandite, i tratti del viso sembrano ancor più nobili, la sua statura è diventata più alta e i lunghi baffi scendono quasi fino alle spalle. Che Dio ti aiuti, Marko, in questa tenzone perché è fortunata anche chi potrà sposare questo tuo fratello adottivo! Già i due guerrieri cavalcano attraversando la Piana di Mitrovic' diretti a Mercato Nuovo (Novi Bazar) e finalmente scorgono la dimora di Relia che si eleva sulla riva del torrente Rasc'ka.

Relia li ha già visti e corre loro incontro e vorrebbe aver l'onore di accoglierli in casa, ma Marko si schermisce e gli dice qual è il motivo del loro viaggio e l'invita a prepararsi e a vestirsi del suo miglior vestito per essere della loro compagnia. Relia è subito pronto anche lui elegantemente abbigliato e mai un promesso sposo è stato più degno per attirare l'attenzione di una vergine. Che Dio vi aiuti, Marko e Milosc' se sarà Relia ad essere il più bello di voi tre! I cavalieri ora seguono il corso della Rasc'ka dalle fresche onde, attraversano il torrente ad un guado e ancora molti altri ne passano prima di giungere al villaggio di Kolascen, territorio di Metokie, poco lontano da Prisren.

Il governatore Leka scorgendoli da lontano si fa portare il cannocchiale per riconoscerli meglio e quando vede che sono i tre principi serbi a lui ben noti oltre alla meraviglia anche un po' di paura sorge nel suo cuore. Comunque chiama i servitori e ordina loro di aprire subito le porte. I guerrieri entrano e Leka va subito loro incontro per dare il benvenuto. Dopo i convenevoli d'uso li fa entrare. Marko Kraljevic' che di solito non si meravigliava di niente non può stavolta che rimanere sorpreso dalla ricchezza di questa casa. I tappeti erano senza valore, i divani coperti di velluto elegantissimo, dappertutto seta e ori brillanti. Delle composizioni di armi d'argento scintillante della migliore fattura erano appese alla parete. Le sedie poi erano d'argento cesellato e coperte di ornamenti d'oro. Le coppe piene di vino su una lunga tavola ben preparata aspettavano i convitati. La coppa a capo della tavola però segnava il posto d'onore riservato all'anfitrione: Era la coppa di Leka! Una grossa coppa d'argento che poteva contenere ben nove misure di vino. Marko Krajevic' non aveva mai visto oggetti di tal fatta nella sua vita!

Leka invita gli ospiti a prender posto intorno al tavolo mentre i servitori riempiono le coppe e naturalmente servono per primo il loro padrone. Il vino color porpora scorre in abbondanza e i piatti vengono serviti in ordine e con sapienza. Una settimana intera passa fra i festini e molte volte Marko ha già chiesto ai suoi fratelli adottivi come mai nessuno di loro abbia ancora spiegato il motivo per cui si trovano qui. Cerca di capire dai loro discorsi se realmente fanno allusione alla sorella di Leka. Ha notato invece che appena il discorso verte su questo argomento, ecco che i suoi fratelli abbassano gli occhi imbarazzati. Ad un bel momento visto che nessuno osa tirar fuori l'argomento Marko Kraljevic' si decide a parlare.

"Governatore Leka! Approfittiamo ormai da lungo tempo della tua ospitalità. Abbiamo ammirato la regalità della tua dimora e abbiamo gustato la squisitezza dei tuoi vini, ma nei lunghi discorsi che abbiamo fatto con te, non t'è mai venuta l'idea di domandarci il motivo della nostra visita? Ho atteso invano che da parte tua ci fosse una domanda in tal senso affinché potessimo spiegarti perché siamo venuti da te." Leka, abituato ad essere gentile, ma anche prudente di fronte a persone come questi tre fratelli, risponde: "Marieviko (ossia Marcuccio!) Kralievic' e voi, o nobili voivodi! Credete davvero che potessi farvi una tale domanda? E' da tempo che volevo aver l'onore di avervi a casa mia ed è un gran piacere conversare con voi, di parlare dello stato della nostra terra, d'assicurarmi che regni la pace nelle vostre case e fra la vostra gente. Spero addirittura di ricambiarvi la visita a breve e la cordialità che vi offro vi dà la misura della mia stima per voi." Marko resta in silenzio per qualche istante e poi riprende: "Leka, di queste cose non ci importa niente adesso. Noi siamo venuti qui per parlarti d'altro e senza girarci troppo intorno ti dirò le ragioni della nostra visita. Ci sono giunti mille dicerie sulla meravigliosa bellezza di tua sorella, la vergine Rosanda. Né la Turchia né i Sette Regni Cristiani hanno mai offerto qualcosa di paragonabile. Rosanda annulla tutto quello che la Bosnia, la Rumelia, l'Anatolia e l'Egitto hanno mai prodotto di perfetto. E noi siamo qui, quali dei possibili fidanzati, o Leka! Siamo qui per domandarti la sua mano! Siamo tre fratelli adottivi e scapoli e permetti dunque che uno di noi divenga suo sposo! Gli altri due faranno da testimoni e da padrini e saranno per sempre legati in un legame indissolubile."

A queste parole le sopracciglia di Leka si aggrottarono: "Lasciamo questo argomento, o voivoda Marko! Non affrettarti a mostrarmi l'anello di fidanzamento né di presentarmi la coppa dell'alleanza. Una legame di parentela come quello che mi offrite, naturalmente mi sarebbe prezioso e non potrei aspettarmi altro dalla benevolenza del signore Dio. Vi devo però una spiegazione. Senza dubbio la bellezza di mia sorella ha del miracoloso e le dicerie e le lodi che vi sono giunte non sono per nulla esagerate, ma il carattere della vergine è duro e caparbio. Senza tener conto dell'opinione mia che sono pur sempre suo fratello maggiore non riconosce altra autorità che il timor di Dio. Già numerosi pretendenti si sono presentati qui da me per chiedere la sua mano e ciascuno ha ricevuto un rifiuto netto con grande mio imbarazzo. Ecco perché io esito a prendere nelle mie mani un anello nuziale e a fare con voi, miei nobili ospiti, un brindisi al futuro matrimonio. Ammettiamo che Rosanda vi rifiuti tutti e tre, come potrà regnare ancora la pace fra noi?"

A queste parole Marko Kraljevic scoppia in una grossa risata e poi dice. "Sia benedetta tua madre sempre, o Leka! Sei a capo di una grande parte della nazione serba e manchi poi d'autorità presso tua sorella! O Signore Iddio benedetto! Se fossi io suo fratello e nella casa bianca di Prilip essa osasse disobbedirmi, con questa spada che ora tu vedi le taglierei le mani e le caverei gli occhi dalla testa! Ascolta, governatore Leka, se tu non sei in grado di impegnarti senza consultarla, allora va nella torre dove lei si trova e che venga lei stessa a vederci. Può darsi che non abbia mai visto dei voivodi nobili come noi. Così libera nella scelta che indichi pure quale di noi preferisce e gli altri accetteranno senza mugugni la sua decisione. Saranno, come ho detto, testimoni e padrini suoi! In più saranno sempre devoti alla tua persona!"

Leka si alza senza dire una parola, sale verso la torre bianca e va a parlare con la giovane sorella: "Sorella mia! Bellezza orgogliosa! Vieni giù con me e scegli il tuo futuro sposo fra i tre nobili giovani che sono venuti a farmi visita. Sono tre voivodi serbi che ti aspettano, distinti e illustri più di ogni altro. Nessun partito potrebbe essere più degno di te, nessuna amicizia più onorevole per me di quella con questi tre giovani." Risponde Rosanda: "Va bene. Torna pure dai tuoi ospiti e bevi ancora con loro e annuncia che sto arrivando da loro."

Leka riferisce e tutti aspettano comodamente adagiati sui divani sontuosi che Rosanda appaia nella sala. Dopo qualche tempo un rumore di passi leggeri ed ecco una gruppo di giovani ragazze fra le quali subito si nota l'altera Rosanda. E' tale lo splendore dei suoi vestiti che le pareti stesse della sala ne riflettevano la luce abbagliante, senza poter invece esprimere la bellezza della vergine che offuscava addirittura ogni lucentezza. Senza parole, colpiti d'ammirazione i tre giovani restano a guardarla. Per Marko non era una donna vera, era la Vila delle Foreste verdeggianti e poteva essere solo un suo fratello per non innamorarsene. Ecco che ora il guerriero che non aveva mai perduto la sua sicurezza, si turba e si spaventa nella confusione dei sentimenti e delle paure. Anche Milosc' e Relia aspettano con gli occhi bassi. Leka vedendo che nessuno dei tre osa parlare a sua sorella, né tanto meno a lui, prende l'iniziativa e dice: "Sorella amatissima! Scegli uno di questi tre voivodi e dicci poi il suo nome. Ecco, se sei attratta dal coraggio su tutti gli altri meriti, se ti interessa la gloria di cui è cinto per aver vinto venti battaglie, allora scegli Marko Kraljevic' e seguilo nella sua bianca dimora a Prilip. Credimi! Il tuo orgoglio sarà appagato da un tale matrimonio! Se invece ti seduce la bellezza fisica di un guerriero, allora Milosc' non ha pari in aitanza e vigore e nella mascolinità dei suoi tratti. Prendi dunque questo capo della Piana del Merlo e tutte le vergini della terra ti invidieranno! Se poi la grazia e l'eleganza hanno più importanza, allora accompagna Relia a Mercato Nuovo che è la sua patria, perché un tal partito sicuramente soddisfa il tuo orgoglio!"

Leka s'arresta e Rosanda batte le mani nervosamente ed esclama: "Grazie a Dio se ci sono molte cose che sfuggono alla mia comprensione, ce ne sono però altre che non saprei mai confondere. Cerco invano di spiegarmi ora come mai mio fratello di cui Prisren riconosce il potere, come mai mio fratello, il governatore Leka… ammenocchè non abbia perduto il bene dell'intelletto o che un qualche sortilegio gli abbia offuscato la ragione, possa farmi una proposta di tal genere. Preferirei che i miei capelli ingrigissero sulle tempie attendendo la fine della mia vita qui nella nostra terra ereditaria di Prisren piuttosto che seguire il voivoda di Prilip o di essere chiamata la sposa di Marko Kraljevic'. Marko è un servo dei Turchi, combatte nei loro ranghi. Quando morirà nessun scriverà nem,meno una frase sulla sua tomba né i canti del popolo onoreranno i suoi funerali. E tu, Leka, vorresti che tua sorella portasse il nome di un servo dei Turchi? Ammetto che il valore di Marko ti abbia sicuramente abbagliato e in un certo modo il tuo errore è perdonabile. Quello che invece non ha scusanti è il fatto che tu possa poi prediligere Milosc' di cui hai vantato il vigore e la beltà fisica. Ma ignori forse, da quando questa diceria si è diffusa, che costui è stato allattato da una cavalla araba che è anche la madre del suo destriero Kranikh? Si dice che fu trovato ancora infante disteso sulla lettiera mentre succhiava il latte dalle mammelle della cavalla! E' a questo nutrimento che deve la sua forza! Quanto a Relia di cui ti ha sedotto l'apparenza propormelo è il colmo della pazzia! Piaccia a Dio che ti si fosse ammutolita la lingua prima di farmi un tale affronto! Non hai mai domandato a questo Relia qual è la sua famiglia, chi sono i suoi antenati che gli hanno dato il nome? Per quanto mi riguarda ho sentito dire che è un bastardo trovato di notte in una strada di Mercato Nuovo. Una zingara l'ha allattato e lo ha allevato e le sue qualità sono quelle di questa razza di uomini. Ecco dunque, fratello mio, le ragioni per le quali non posso accettare nessuno dei tre."

Ciò detto, Rosanda si volta ed esce dalla sala, lasciando i tre giovani nel pieno della confusione e con gli occhi ardenti di collera. Improvvisamente Marko come una fiamma che ha un ultimo guizzo, si lancia su una delle composizioni di armi sulla parete e staccatane una spada scintillante si appresta a troncare d'un colpo la testa di Leka. Milosc' però si precipita su di lui e gli strappa dalle mani il ferro minaccioso. "Fermati! Marko Kraljevic'! Lascia questo ferro, che Dio ti distrugga! Leka che ci ha accolto così nobilmente non deve essere ritenuto responsabile della folle perversità di sua sorella e non è giusto punire tutta una provincia con l'esecuzione del suo governatore per l'insolenza di una giovane ragazza." Marko accortosi che Milosc' è disposto a difendere Leka lascia andare la spada, ma mette mano al pugnale che ha in cintola… Tuttavia non è a Leka che si rivolge perché esce velocemente dalla sala e corre lungo il corridoio che porta alla corte. Qui vede Rosanda circondata dalle sue ancelle mentre sta già per risalire nei suoi appartamenti sulla torre alta. La chiama: "Vergine, le dice, te ne scongiuro per quella bellezza di cui vai fiera! Lascia che le tue servette si allontanino e permettimi almeno per una volta di contemplare il tuo viso per il mio piacere! In presenza di tuo fratello e turbato dalla emozione e dalla collera non ho potuto che guardarlo in parte. Vorrei ritornare a Prilip dove mia sorella mi farà tante domande sulla tua avvenenza. Almeno avrò che raccontare!" Rosanda con un gesto allontana le ragazze che la circondano e si toglie la fatà (il velo) dal viso: "Ecco Marko Kraljevic', ora puoi guardare Rosanda!"

La collera non era però cessata di bollire nelle vene del giovane e quando Rosanda gli mostra il viso, ecco che con un balzo salta su di lei e gli tronca il braccio destro d'un colpo di pugnale dalla spalla, poi si precipita sul viso della ragazza e gli cava gli occhi dalle orbite con la stessa arma già insanguinata. I due globi li avvolge in un pezzo di seta del vestito e li infila nella scollatura della vergine. Poi esclama: "Ora, altera e bella Rosanda. Cerca e scegli fra noi tre il tuo fidanzato. Preferisci forse il servo dei Turchi o Milosc' il figlio di una cavalla o il bastardo zingaro Relia?" Invano Rosanda urla di raccapriccio e invoca l'aiuto di Leka, suo fratello. Questo è impietrito dallo spavento e non osa fare un passo.

I due amici di Marko allora scendono di corsa nella corte, riallacciano la spada alla cintola di Marko e montati sui destrieri, fuggono via nella sera, passando valli e monti verdeggianti.

Dicono i Serbi che una tale crudeltà non è niente di disonorevole contro una ragazza libera che ha osato oltraggiare uomini di tal fatta come Marko Kralievic'.

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